Intervista a MARCO ANZINI
Autotrasportatore, artista del volante

Tratto da Wok City Map, GAM Gallarate, edizione speciale 2008


Dal camion vedo un sacco di inconsapevolezza. Le persone che incontri sulla strada le incroci per un attimo ma è un frammento di tempo che rimane per sempre. E' difficile pensare, incontrendo un pirata, che l'indomani sarà un brav'uomo. Succede anche perchè sulla strada un attimo ha un peso diverso che nella vita normale, un attimo può essere vitale, un comportamento inapropriato sulla strada diventa un problema evidente, se si sbaglia i risultati sono tutti e subito. Questo lavoro mi ha reso feroce e deciso ma anche preciso, attento agli altri fino allo sfinimento. Non credo che tutte le persone che incontro sulla strada siano una sola persona o tutti uguali, anzi. Il consorzio umano mi regala ancora oggi, kilometro per kilometro, sorprese che non mi erano capitate di vedere, nel bene o nel male, nel dolce o nel grottesco. Non credo che il modo di guidare corrisponda al modo di essere, ma forse dichiara qualche nevrosi. Io porto il camion volando disinvolto. Ma non sono tutti come me. Io riesco a fare fino a otto cose assieme, al volante. oltre a guidare, s'intende.
E' mia abitudine registrare l'audio di film, specialmente musical o comici, e riascoltarli alla guida. Preferisco richiamarli alla memoria piuttosto che tenere, come molti, una televisione accesa mentre sto guidando. Mentere guardo la strada rivedo anche il film ma in una zona trasparente della mia vista. Invece che subito dallo schermo lo manifesto davanti a me, lo ripasso con l'appoggio dell'audio; molti li conosco a memoria e quindi il sonoro è solo un accompagnamento, ma lo faccio perchè la memoria rub e contrae, ed un film solo ricordato dura molto meno che uno... in cassetta; il parabrezza è comunque un vetro attraverso il quale, durante la guida, si osserva e si proietta. Il mio lavoro prevede l'arrivo per contratto e molta dell'attenzione di tutti quelli che lavorano attorno al mio lavoro è puntata su quello. Io invece vivo il viaggio per intero, vivo il passaggio dei paesaggi, di giorno, di notte.
La notte è in assoluto il mio regno. Benché si viva tutto al contrario è bellissimo viaggiare di notte perchè, paradossalmente, incontro un popolo più responsabile, vigile e raccolto. Ma non garantisco per tutta la mia categoria, i camionisti, che comprende molti tipi di umani... e di non umani. Il mio standart sono anche trenta ore di guida. Non proprio consecutive, ma poco ci manca. Anche se la notte viaggio al mattino di certo non posso riposare perchè mi aspetta lo scarico di ciò che trasporto che tutto sulle mie spalle, almeno così è di prassi in Italia. All'estero sono più le volte che mi chiedono se voglio rifocillarmi o farmi una doccia, che quelle in cui devo correre per scaricare.
Il viaggio è sempre bellissimo, quasi ogni volta, davvero, anche se è già stato fatto, anche se per contratto devi arrivare. Anche se devi convivere con dei sistemi ordinato o con degli strumenti di controllo come il GPS. Consapevole che questa tecnologia è nata soprattutto per monitorare i furti dei veicoli, la trovo oggi usata spesso a sproposito e un po' troppo impicciona. Segnando distanze, tempo all'arrivo, tempo del percorso, tutto in tempo reale, aggiornatissimo, ma magari ignorado di segnalare ad un autotreno un ponte basso o un meraviglioso borgo medievale storicissimo in Francia... [ride]. Preferisco farne a meno, o perchè la so o perchè voglio scoprirla. Viaggiare è questo, io trasporto delle merci non me stesso. Adoro viaggiare. Devo avere il movimento attorno. E quando sono a casa, quando sono fermo? ...qualche volta... me la godo.


(immagini di Francesco Mattuzzi, tratte da www.francescomattuzzi.com)

Perchè queto post?

Da poco io e il mio ragazzo abbiamo un furgone e da quando ci muoviamo con questo nuovo mezzo è cambiato il nostro modo di approciarci alla guida e di vivere la strada.
Non è facile muoversi nel traffico con una "macchina" così ingombrante, è come avere un corpo grosso (per non dire grasso), sei tagliato fuori dall'agilità e dalla prepotenza dei corpi snelli, sfreccianti e nevrotici delle autovetture.
Dall'alto del nostro "carro", lento e pesante, il tempo lo spazio e il rapporto con la strada e i sui abitanti lo viviamo diversamente, giorno per giorno instauriamo quella tacita fratellanza con i nostri simili: i camionisti, i viaggiatori, tacita fratellanza che puoi capire solamente quando sei costretto nei loro panni. Tra noi ci accompagnamo nel viaggio, ci apriamo la strada l'un l'altro e ci cediamo il passo vincendo finalmente la prepotenza dell'agilità con la prepotenza del "più grosso".
Questo post è un omaggio a quella tacita solidarietà a cui voglio dar voce, alla simpatia che provo verso questa strana e poco conosciuta specie di viaggiatori, oltre che ad essere metafora della vita.
C'è poi un fatto magico che mi fa sorridere: la storia del GPS.
Anche a me è capitato, in una notte di viaggio nell'estate 2008, di giungere in quello "storicissimo borgo medievale in Francia" un luogo fantasma per il GPS, un luogo che, se non avessi avuto conferma della sua esistenza, avrei potuto convincermi che non fosse stato altro che distorsione della mia fantasia, del mio ricordo; un luogo così magico e labirintico che è stato impossibile per la mia macchina fotografica catturare la sua immagine.

viva Marco Anzini

Frncsc

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